“Solitudine, elaborazione dell’inesprimibile genealogico e creatività. Una conferma in: Max Guérout e gli schiavi sopravvissuti a Tromelin”

(Convegno IIM, 29-30 novembre, 2013, XV Ed. Giornate
Formazione Micropsicoanalitica, La solitudine, a cura di Luigi Baldari. Atti Bollettino IIM n. 41, Alpes 2017, pp. 119-133,
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10211829612358116&set=a.2396918644741&type=3)

Il lavoro di Gariglio ha evidenziato un continuum tra solitudine traumatica con stasi creativo-vitale e relativi adattamenti
capaci di riavviare un benessere latente che si mette naturalmente in moto come resilienza. In psicoanalisi e nella vita,
ciò può portare allo scongelamento di “inesprimibili genealogici” (Peluffo, 1991) la cui trasformazione dimostra la
possibilità di un graduale adattamento al trauma. Con la presentazione di un caso storico di solitudine traumatica (1761):
“schiavi malgasci abbandonati a Tromelin”, ricostruito dopo 250 anni di silenzio, è stato ripreso il parallelismo freudiano
psicoanalisi-archeologia. La relazione presenta i 15 anni di adattamento resiliente al triplo trauma (perdita della libertà,
naufragio, abbandono) degli schiavi malgasci ridiventati persone libere, secondo la ricostruzione di un’équipe
archeologica guidata da Max Guérout (Vedi: Tromelin 2013, Foum du GRAN: Tromelin: archéologie et
psychanalyse, 1, 4 Déc 2013, http://archeonavale.org/gran2012/index.php/forum/autres-sujets/7728-tromelinarcheologie-et-psychanalyse).
Ne ha scritto anche la giornalista Annabelle Georgen, 23 febbraio, 2017,
(http://www.slate.fr/story/137603/tragedie-esclaves-oublies-tromelin), citandone la “Formidable capacité de résilience”.

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