Lo sviluppo della creatività: una possibile trasformazione dell’aggressività nel corso di una micropsicoanalisi

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Può sembrare paradossale abbinare la creatività all’aggressività ma non lo è se ci si riferisce al divenire dell’energia psichica che si libera, mano a mano che l’aggressività nevrotica viene analizzata nelle sedute lunghe, perdendo progressivamente di intensità. Tenteremo infatti di dimostrare come questa energia, qualora le circostanze lo consentano, possa reinvestirsi nella creatività del soggetto. Ci si può così rappresentare il percorso che va da nuclei aggressivi attivi al primo sfociare di creatività animata dall’energia liberata: fino a che il nucleo aggressivo è caricato, questo rimosso non ha altra possibilità di scaricare la sua tensione se non attraverso una sintomatologia nevrotica o psicotica. Il rimosso aggressivo alimenta così ripetizioni più o meno coatte. Nel corso di una micropsicoanalisi, si constata comunemente che si produce un riequilibrio tensionale, visualizzabile come una ridistribuzione energetica in seno alle attività cardinali (sonno-sogno, aggressività, sessualità, nel modello micropsicoanalitico), ciò che conduce all’emergere di nuovi contenuti. Questo nuovo movimento avviene quando la dinamica associativa porta ad una distensione del rimosso. Da quel momento, certi sintomi o certe ripetizioni si attenuano o spariscono e si instaura un clima di distensione interiore favorevole al manifestarsi di  qualche  attività  creativa. Possiamo anche vedere ciò come l’ordirsi di “nuovi tentativi” 2

Focalizziamoci sull’energia che si sgancia dopo esser stata imprigionata nel nucleo aggressivo. Visto che lo sviluppo di un’attività creatrice è un fenomeno che si osserva spesso nel corso di una micropsicoanalisi, come più volte abbiamo altrove descritto, un tale sviluppo costituisce un’eccellente possibilità di incanalare l’energia liberata. In effetti, questa energia, resasi disponibile a livello preconscio, deve reinvestirsi per evitare di andare ad instradarsi nuovamente in vie distruttive che produrrebbero angoscia e/o vissuti di colpa. La via creativa di cui si sta parlando, come approdo della distruttività disattivata, si potrebbe intendere come una sorta di aggressività residua cioè come una forma di aggressività naturale, né nevrotica né psicotica, che è indispensabile alla vita come uno di noi aveva già anticipato in un Seminario SIM sull’Aggressività (Gariglio, 1996).   La manifestazione creativa si pone come oggetto pulsionale adeguato per l’energia liberata. Ne consegue l’importanza della creazione e qui precisiamo subito che intendiamo tale creazione come la produzione di qualcosa di nuovo e di originale, nei confronti di se stessi, degli altri e dell’ambiente in senso lato. Ciò significa che non limitiamo la creatività alla sola funzione estetica ma la  estendiamo al di là del dominio artistico.

Sul piano teorico, in questa relazione riprenderemo l’ipotesi formulata nel nostro libro, Creatività benessere. Movimenti creativi in analisi (2007-2008)  per sottoporla  alla questione della possibile trasformazione dell’aggressività durante una micropsicoanalisi. Cominciamo con il ricordarne l’essenziale: nello psichismo inconscio, esistono tracce lasciate da esperienze di benessere 3 memorizzate nel corso dello sviluppo del soggetto. L’espressione di queste tracce forma delle informazioni di benessere.Ora, ed è questo il punto centrale del libro, pensiamo che queste informazioni giochino un ruolo fondamentale nell’ emergere di un processo creatore. L’espressione creativa si costruisce più precisamente sull’integrazione di esperienze di benessere con dei residuati di conflitti rimossi disattivati, a partire da situazioni di perdita elaborate. Questo ci porta ad un altro elemento chiave del libro che abbiamo chiamato “elaborazione ricombinativa” (2007, p. 48) con cui abbiamo tentato di chiarire il meccanismo preconscio indispensabile alla creazione. L’elaborazione ricombinativa si fonda sulla capacità dello psichismo di assemblare informazioni di natura diversa e di organizzarle in un insieme originale e coerente, prima nello psichismo, poi nella realtà. Il movimento elaborativo associa così  tre classi di materiali.  Per primo, vengono a galla le esperienze di benessere, fino a quel momento latenti nell’inconscio. Nel livello psichico superiore, le informazioni di benessere si associano con dei residuati di conflitti legati a desideri sessuo-aggressivi rimossi. Tale associazione accorpa infine elementi tipici del preconscio: rappresentazioni di parola, dati che provengono dal bagaglio culturale e scolastico, rappresentazione di movimenti corporei, informazioni legate a variabili fisiologiche, così come percezioni e sensazioni provenienti dall’ambiente… Evidentemente ciascuna rappresentazione è legata ad un corrispondente affettivo che gli conferisce una certa colorazione emozionale. Tutti questi elementi si elaborano, combinandosi tra di loro e riorganizzandosi fino a formare un insieme originale. Questo “oggetto psichico ricombinato” (2007, p.104) costituisce il prototipo di quel che sarà la successiva manifestazione creativa nel mondo esterno.

Prima di proseguire nel discorso dobbiamo ancora dire qualcosa sulle informazioni di benessere. Durante lo sviluppo utero-infantile, certi vissuti di appagamento, di distensione e di rilassamento vengono registrati nello psichismo. Secondo noi, queste esperienze lasciano una traccia strutturante perché intimamente legata all’autoconservazione e, più precisamente, ad una espressione non conflittuale della pulsione di vita. In questa categoria di tracce si possono trovare, ad esempio, vissuti di relazione gratificante, tentativi riusciti di adattamento, ricordi di contentezza, tracce di stati di tensione minima. Per essere ancora più precisi, possiamo riferirci ad un momento di “sintonizzazione affettiva” 4 (Stern, 1985) tra il bambino e sua madre oppure l’evoluzione verso una relazione d’oggetto più adeguata, oppure la scoperta nell’ambiente di un oggetto capace di scaricare una pulsione o ancora la situazione di appagamento del neonato dopo aver ricevuto le cure materne… Attualmente, vi sono numerosi lavori che sottolineano l’importanza di tali relazioni gratificanti, sinonimo di una dinamica portatrice  di vita. Stern, ad esempio, parla addirittura di una “dinamica di vitalità già presente nel feto”. 5

Nella letteratura classica, si è molto scritto sui vissuti conflittuali e traumatici, ma vi si trova poco sulle esperienze di benessere forse perché Freud si è soprattutto inizialmente dedicato a spiegare le nevrosi. Avendo scoperto l’eziologia sessuale delle nevrosi e gli effetti dell’inconscio sulla psicopatologia, Freud ha compreso più tardi che poteva fare di queste scoperte una “psicologia generale” con la sua preminenza del sessuale al cui modello si conforma  ancora la maggior parte degli psicoanalisti. Dal punto di vista freudiano, in effetti, tutto è centrato sulle pulsioni sessuali  anche se, come scrivono Davide Lopez e Loretta Zorzi  (2005) in una rilettura critica del pensiero di Freud, dopo che “Thanatos, rappresentante della distruttività, ha prevalso su Eros, (…) l’istinto di morte ha preso possesso delle menti di molti psicoanalisti. Per anni si è parlato poco di sessualità in psicoanalisi. E’solo nell’ultimo decennio che si avverte un tentativo di recupero costruttivo della libido, ma anche dell’aggressività distinta dalla distruttività (p. 35) (…). Ma appunto, il pregiudizio  che l’analisi delle nevrosi e delle psicosi avrebbe facilitato la comprensione del normale (…) lo ha condotto al dilagare della visione patologica e a trascurare la formulazione di modelli sani di sviluppo” (p.49). Ritornando a Freud, nel suo modello, è a partire dalle esperienze di soddisfacimento legate alle zone erogene e alle pulsioni sessuali che si vanno a costituire le rappresentazioni e gli oggetti interni che sono all’origine dei desideri inconsci e dunque alla base di tutta la dinamica psichica. Così, è la memoria del soddisfacimento di un bisogno biologico attraverso un intervento esterno a generare la dinamica psichica il cui scopo è quello di diminuire la tensione legata al desiderio. Al riguardo, diciamo subito che preferiamo riferirci a esperienze di soddisfazione con le loro qualità di benessere psicobiologico e gratificazione relazionale, per differenziarle dalle esperienze di soddisfacimento, ipotizzate da Freud. Ne stiamo per parlare.

Veniamo ora all’approccio micropsicoanalitico che, in accordo con gli ultimi scritti di Freud, rimette in questione il primato della sessualità e ammette elementi che provengono dall’aggressività. Da parte nostra, abbiamo constatato qualcosa d’altro e cioè che lo psichismo, oltre a registrare degli elementi che provengono dall’aggressività, registra anche delle dinamiche relazionali e delle sensazioni corporee senza legame diretto con l’attività delle zone erogene. Dette dinamiche e sensazioni risultano dalla trasformazione della tensione in distensione, del dolore in uno stato di piacevolezza, di una contrattura in rilassamento… Le differenziamo dalle esperienze di soddisfacimento dove soltanto l’oggetto delle pulsioni sessuali lascia una traccia rappresentazionale e affettiva nell’inconscio, perché pensiamo che in queste dinamiche possa esistere una soddisfazione molto più diffusa che accorpa anche sensi di appagamento, distensione, rilassamento. Perciò le abbiamo chiamate esperienze di benessere. In effetti, da una parte, può memorizzarsi tutta la situazione 6  in cui si è espressa l’esperienza pulsionale, ivi compresi certi suoi dettagli, da un’altra parte, ogni pulsione può essere registrata e rappresentata nello psichismo: pulsione sessuale, naturalmente, ma anche aggressiva o di autoconservazione… . Ricordiamoci, a questo proposito, che Silvio Fanti (1983 p.225) colloca l’autoconservazione tra le co-pulsioni aggressive, mentre Pierre Codoni (1997) non ne ha fatta una pulsione aggressiva specifica. Nemmeno noi che siamo piuttosto tentati di far derivare l’autoconservazione direttamente dalla pulsione di vita, appoggiandoci sull’ultima concezione di Freud che vedeva “nella conservazione dell’individuo un caso particolare delle pulsioni di vita”, come scrivono Laplanche, Pontalis (1989 p.459). Interessante, a questo proposito, ciò che già ne aveva scritto Paula Heimann (1942/1952 p.69): “Un comportamento distruttivo al servizio dell’autoconservazione indica che la fusione fra le pulsioni fondamentali è a favore dell’istinto di vita. Questa interpretazione trova sostegno nell’osservazione in base alla quale, quando il motivo prevalente è l’autodifesa, l’aggressività non è deliberatamente crudele.”. In più, noi facciamo giocare all’autoconservazione un ruolo centrale nella memoria del benessere e nel relativo impatto nella vita del soggetto, in particolare per quanto riguarda le sue attività creatrici.

Occupiamoci ora del percorso dell’atto creatore come si evidenzia in micropsicoanalisi. Abbiamo osservato che delle informazioni di benessere cominciano ad esprimersi, inizialmente, nel materiale onirico, per estendersi, successivamente, alle altre attività, nel corso delle sedute lunghe, ben descritte da Daniel Lysek (2007), e nella vita di realtà. Questa evoluzione si compie abitualmente in tre tappe: in un primo tempo, qualcosa cambia nei sogni, in seguito, questo cambiamento infiltra la fantasmatica aggressiva e sessuale, raggiungendo infine la realtà esterna dove si può ricavare una testimonianza di tale trasformazione proprio attraverso lo sviluppo della creatività. Ovviamente tutto ciò viene espresso nelle associazioni libere e nella dinamica transferale/controtransferale. Non è raro che il tema del benessere funzioni allora come una sorta di nodo associativo, nel senso di un nodo ferroviario dove molte linee convergono e si incrociano; nel nostro caso, si tratta di linee associative centrate sul tema del benessere.

A questo punto, tentiamo di discutere quale rapporto possa esserci tra questa nozione e altre micropsicoanalitiche specifiche, ad esempio, l’oggetto preconscio, concettualizzato da Codoni 7  e l’Immagine, come è stata definita da Fanti  e sviluppata, nel tempo, da Peluffo. 8 Nel primo caso, il tema del benessere potrebbe essere inteso come un oggetto preconscio particolare, legato alla pulsione di vita e all’autoconservazione, in quanto eco di un vissuto utero infantile di distensione che è stato memorizzato e che si manifesta a livello preconscio. Dall’altra parte, la traccia inconscia dello stato di distensione potrebbe essere intesa come una sfaccettatura dell’Immagine ontogenetica che il vissuto utero-infantile di distensione ha strutturato sulla base di una sfaccettatura filogenetica analoga. Quindi, per noi, nell’Immagine ci sono anche rappresentazioni e affetti di benessere che nel libro chiamiamo vissuti di benessere latenti nell’inconscio (2007 p. 76).  Le tracce di vissuti di benessere coesistono con quelle lasciate dai vissuti conflittuali o traumatici. Tutte queste tracce tendono ad esprimersi, ma quelle che hanno maggiore tensione prendono il sopravvento sulle altre, come si constata in ogni analisi di persona portatrice di nevrosi. Questa situazione cambia quando un rimosso importante si disattiva: la tensione inconscia diminuisce e le tracce di esperienze conflittuali o traumatiche, contenute nel rimosso, si distendono. Nel tempo, ne abbiamo via via scritto ed esemplificato (Gariglio, 1992/1997, 1996, 1999, 2000, ‘01, ‘02, ’03, ’04,’06, ‘07, ‘08, ‘09, Lysek, 1997, 2000, ’01, ’02, ‘03, ‘05, ’06, ‘07, 08, ’09…).

Entriamo ora nel cuore del soggetto ed esplicitiamo ciò che si osserva dopo la disattivazione di un rimosso, seguendone l’iter nel sogno, nell’aggressività e nella sessualità.

Il sogno, avendo meno necessità di esprimere e di mettere in scena dei contenuti conflittuali/traumatici perché il rimosso si è disteso, lascia spazio alla riproduzione di esperienze di benessere. Talvolta, il benessere è direttamente messo in scena nel sogno, talvolta il sognatore non ci fa caso perché le immagini oniriche sono banali e non sembrano dare accento al benessere in se stesso, altre volte ancora è solo dopo il sogno che il benessere si manifesta sotto forma di un “resto notturno”. Infatti, ciò che rimane subito dopo il sogno è un vissuto di leggerezza e distensione spesso scorporato dai ricordi gradevoli che ne sono all’origine. Questi ricordi vengono ritrovati quando la persona si trova a compiere qualche cosa che, in un qualche modo, la riconduce al sogno, dunque, quando il resto notturno ha preso corpo nella realtà.

In ogni caso, una o più esperienze di benessere sono “ab-onirizzate”, per riprendere la bella formula di Fanti che intende con questo termine: “la metabolizzazione psichica o somatica dei residui diretti e indiretti del lavoro psichico del sogno” (1983, p.180). Se questa ab-onirizzazione è sufficientemente intensa e se si  ripete, finisce per lasciare una traccia durevole nello psichismo, per formare un nuovo imprinting, secondo la dizione di Gariglio (1992/1997) che potrà allora funzionare come “induttore associativo”, nella concettualizzazione di Peluffo (1993). Metaforicamente, questo imprinting lo possiamo intendere come una rampa di lancio di catene di associazioni inedite, o meglio creative.

Veniamo ora all’aggressività.

Quando un rimosso si disattiva, l’aggressività attutisce i suoi aspetti distruttivi e si connota piuttosto come tensione vitale. Man mano che la distruttività nevrotica diminuisce, si assiste a dei movimenti ancora aggressivi ma meno connotati di violenza inappropriata: vi mancano le  espressioni di odio e quei vissuti di angoscia e colpa che spingono alla ripetizione coatta. Potrebbe dunque trattarsi di movimenti di autoconservazione che vanno nel senso dell’adattamento o della conservazione di un oggetto importante come, ad esempio, la difesa del proprio territorio quando questo è minacciato… Confrontando questa evoluzione dell’aggressività con l’elaborazione associativa dei sogni, abbiamo constatato che questa evoluzione è annunciata da un cambiamento nei contenuti onirici. Questi, nella fattispecie, vanno nel senso di una sostituzione di espressioni aggressive violente e/o distruttive con delle manifestazioni che implicano vissuti di benessere. Tale cambiamento infiltra progressivamente il campo analitico, in particolare nella sua dimensione transferale, fino a raggiungere la realtà esterna. Prendiamo come esempio un soggetto con certe spinte di odio edipico che lo hanno imprigionato in ripetizioni eterodistruttive, connotando il transfert di una forte  ambivalenza. L’attutimento di questa aggressività nei sogni permette, in seguito, al transfert di diventare positivo. Infine, l’elaborazione di questo materiale conduce allo sviluppo di rapporti sociali connotati di fiducia piuttosto che di rivalità astiosa. I residui della rivalità edipica si sono effettivamente investiti nella vita professionale di questa persona, che ne ha guadagnato in efficacia inventiva, invece di sprecare energia in una competizione rancorosa.

Passiamo ora alla sessualità.

Come abbiamo visto succedere per l’aggressività, anche la sessualità si modifica: certi blocchi si risolvono e la genitalità si esprime pienamente, integrandovi più armoniosamente la corrente di tenerezza e di affetto. Allora, questa corrente fluida infiltra le relazioni d’oggetto in modo più incisivo. Ad esempio si produce una disattivazione di Edipo-castrazione, ciò che permette a un erotismo più globale di manifestarsi. Così la sessualità gioca meglio il suo ruolo di scolmatore naturale dell’aggressività e, soprattutto, può farlo attraverso delle attività che non sono in rapporto conflittuale con il rimosso utero-infantile. In questo modo, le difese si abbassano risparmiando così energia che puo’ venire impiegata per la creatività naturale del soggetto. Abbiamo riflettuto anche su questa evoluzione e siamo arrivati alla stessa conclusione che già abbiamo visto per l’aggressività: la sessualità si attesta su delle informazioni di benessere che sono state già annunciate dal sogno.

Riassumendo, l’elaborazione associativa tende a provocare una evoluzione verso l’espressione di informazioni di benessere nelle attività cardinali, a cominciare dal sonno-sogno. Quando dei nuclei sessuali rimossi si disattivano, l’erotismo trova facilmente delle nuove vie di espressione in accordo con l’io e con le esigenze della realtà; tutto questo senza dover necessariamente passare attraverso delle sublimazioni costose in rinunce esistenziali. Ma non è la stessa cosa per l’aggressività che fatica ad esprimersi perché si scontra con le istanze superiori (io ideale, ideale dell’io e super-io) e la realtà. L’aggressività infatti potrebbe nuocere attraverso la violenza, la distruttività, l’impossessamento, la sottomissione o l’eliminazione. Senza parlare del sadomasochismo che, sotto la veste di godimento sessuale, mira agli stessi scopi mortiferi e giunge spesso ad avvelenare la vita. Perché un’analisi conduca a un buon risultato, è dunque fondamentale che l’aggressività trovi, nel corso del lavoro, delle vie di scarica non violente e non distruttive. La sublimazione di questa aggressività è una  di queste possibilità, come ha ben evidenziato uno studio di Lysek (1997). Tuttavia, ripetiamolo, essa è molto costosa, come abbiamo cercato di dimostrare nel libro, per quanto riguarda il piacere di vivere. Ecco perché l’investimento in un’attività creativa costituisce un’alternativa di scelta che si presenta in modo naturale quando le informazioni di benessere ridiventano visibili nel preconscio e possono entrare a far parte dell’elaborazione ricombinativa, meccanismo chiave che abbiamo già menzionato e che ora tratteremo nel dettaglio.

Quando la rimozione e le difese si affievoliscono, i materiali inconsci affiorano in maniera più fluida. In altre parole, visto che i nuclei conflittuali/traumatici sono in gran parte disattivati, i ritorni del rimosso non giocano più un ruolo di primo piano ma si mostrano soltanto come residuati. Parallelamente, le tracce di esperienze di benessere diventano più visibili, quando la rievocazione, attraverso una rete di interconnessioni associative, ne riattiva il contenuto: allora  le tracce di benessere costituiscono delle informazioni utilizzabili dallo psichismo. In altri termini, la stasi è rimpiazzata da movimenti psichici che consentono l’espressione di questa memoria del benessere. Da quel momento, i residuati del rimosso e le informazioni di benessere tendono ad associarsi e a combinarsi con altri contenuti del preconscio. In altre parole, questi elementi vengono organizzati da una dinamica di elaborazione ricombinativa: si influenzano reciprocamente combinandosi ed elaborandosi insieme, si ricompongono in modo nuovo strutturandosi in insiemi inediti e finiscono per formare un oggetto originale che abbiamo chiamato “oggetto psichico ricombinato” e che consiste in un prototipo psichico di quello che sarà creato. Più precisamente, l’oggetto psichico ricombinato cui abbiamo già accennato è un insieme di rappresentazioni e affetti, situato al livello preconscio la cui proiezione all’esterno darà luogo ad una creazione.

Se riprendiamo il nostro tentativo di individuare una possibile corrispondenza tra i nostri concetti e quelli di oggetto preconscio e Immagine, si potrebbe ricavarne il seguente rapporto: certi oggetti ricombinati potrebbero essere visti come il risultato della trasformazione di un oggetto preconscio, messa in moto dall’affioramento di informazioni di benessere; in rapporto all’Immagine, si potrebbe dire che l’oggetto ricombinato sia l’espressione preconscia di una sfaccettatura dell’Immagine che ha memorizzato un  benessere. Questa sfaccettatura si elabora e si ricombina con altre. Si tratta di una trasformazione generata dall’elaborazione associativa che mette in relazione le informazioni espresse dalle sfaccettature di benessere dell’Immagine con altri contenuti psichici.   Alla fine, ciò che conta è che la formazione di un oggetto psichico ricombinato venga a tradurre una dinamica energetica dove gli elementi invece di opporsi formano delle interazioni relativamente armoniose. Per questo abbiamo parlato di sinergia: in ultima analisi, quando un conflitto si è risolto, l’incompatibilità vuoto-energia 9 può trasformarsi momentaneamente in una sinergia vuoto-informazioni di benessere. In altri termini, la sequenza: perdita – angoscia – mancanza – reazione difensiva – ripetizione nevrotica… si trasformerebbe in una sequenza più elaborata del tipo: elaborazione della perdita – affioramento di informazioni di benessere nello spazio liberatosi – associazione non conflittuale di materiali diversi – formazione di un oggetto psichico ricombinato. In altre parole ancora, la fluidità psichica che risulta da un lavoro analitico, conduce a dei momenti di sinergia e di elaborazione ricombinativa, momenti che preludono alla formazione di un oggetto psichico ricombinato. Questo ci permette di accostarci ora all’aggressività considerandone  i rapporti con la creatività.

Abbiamo detto che, nel corso di una micropsicoanalisi, la distruttività diminuisce. Accenniamone i vari passaggi: nell’organizzazione nevrotica, l’aggressività iniziatico-orale, anale e fallica alimenta dei sintomi auto o etero distruttivi; durante l’analisi, le pulsioni aggressive danno spesso luogo a delle resistenze, ad esempio, un incidente che impedisce il proseguire dell’analisi, un fallimento professionale o liti di coppia che fanno dubitare l’analizzato dell’utilità della sua analisi; o ancora, come avviene nella struttura ossessiva, la messa in azione di una difesa, l’isolamento, che ostacola il lavoro associativo. Poco alla volta, queste dinamiche aggressive si incarnano nel transfert, con il rischio di negativizzarlo e di provocare una reazione terapeutica negativa con le ben note conseguenze. Nei casi più favorevoli, l’aggressività transferale viene analizzata; l’analizzato prende coscienza dei propri nuclei inconsci, edipici e preedipici, nuclei che hanno spinto alle manifestazioni aggressive. Grazie all’elaborazione associativa, questi nuclei si distendono progressivamente e ne rimangono solo dei residui poco attivi che non danno luogo a ripetizioni coatte. Che cosa è rimasto allora della distruttività nevrotica? Restano, per esprimere con altre parole quello che abbiamo detto prima, dei movimenti che possiamo considerare come aggressivi, semplicemente, perché interferiscono con ciò che viene incontrato nel proprio cammino. Citando le parole di Silvio Fanti, (1983, p.224): “ogni tentativo (…) taglia-interseca le traiettorie di altri tentativi (…). Si comprende che queste interazioni-interferenze-intersezioni implicano fenomeni di ingerenza (…)” (energetica), “ossia di aggressione neutra dell’energia in organizzazione psicomateriale e psicobiologica.”.  Possiamo interpretare questa “aggressione neutra dell’energia in organizzazione psicomateriale e psicobiologica” come un fattore di creatività: quando il conflitto causato da questa interferenza si risolve, si rende così possibile l’avvio di una sinergia. Ci sembra che l’ingerenza abbia cominciato con l’aprire un vuoto, stimolando così la “capacità creatrice del vuoto”, come ne scrivono Fanti, Codoni, Lysek (1984, p.35), preludio della messa in movimento di una elaborazione ricombinativa che finisce per organizzare una struttura originale. Così lo studio della creatività permette di estendere al di là del campo della psicopatologia quel che ci ha insegnato l’analisi delle nevrosi: l’aggressività, in se stessa non è mortifera, può anche essere costruttiva e al contempo porsi come un potente fattore evolutivo. C’è qualcosa in più: la creatività, intimamente legata al movimento, è perfettamente adatta a concretizzare il fattore di motricità che caratterizza ogni pulsione e che è particolarmente intenso nelle pulsioni aggressive. Facciamo un ulteriore passo, domandandoci da dove la creatività tragga la sua formidabile capacità di generare movimento. Per noi, si tratta senza ombra di dubbio di una forza pulsionale anche se non ne facciamo una pulsione aggressiva o sessuale; riteniamo piuttosto che esista una pulsione creatrice specifica che traduce in movimento di trasformazione e di assemblaggio la propensione della pulsione di vita a sfuggire al vuoto. 10

Illustriamo tutto ciò attraverso un esempio che è stato preso dal libro Creatività benessere. Movimenti creativi in analisi, amplificandone gli aspetti dell’aggressività che non abbiamo menzionato nel libro. Si tratta di una donna sui quarant’anni che presenta delle turbe digestive di natura isterica: mal di ventre, vomiti, alternanza di diarrea e di costipazione… Questi sintomi traducono una fissazione edipica altamente conflittuale: l’analizzata, in guerra aperta con sua madre, idealizza suo padre verso il quale sente molta paura-attrazione. Ci interesseremo qui dell’aspetto aggressivo per quanto riguarda la dinamica edipica. In effetti, la ricostruzione fatta dalla persona durante la sua analisi mette in luce che la relazione con la madre è stata all’insegna del polo aggressivo di Edipo con una componente molto violenta. Così che l’abituale desiderio di uccidere la madre-rivale si innesta, in questo caso, su una reale crudeltà materna. Vediamolo meglio: ultima di tre fratelli, nata quasi venti anni dopo il secondo maschio, da una donna che, quando rimane incinta, crede di essere entrata in menopausa, la nuova nata non viene psichicamente e nei fatti accettata dalla madre che rifiuta persino di allattarla, dandola a balia per i primi 6 mesi di vita, e lasciandola poi  spesso sola. Inoltre, quando la piccola ha circa quattro anni, la donna rischia di morire per un cancro al seno, addebitando tale malattia al trauma vissuto per la nascita indesiderata della figlia. Com’era logico attendersi, la bambina vive l’ospedalizzazione della madre come la realizzazione del suo desiderio edipico di uccisione della rivale prendendo il posto lasciato vuoto. In particolare, questo è stato messo in evidenza attraverso l’elaborazione di un materiale fotografico e la lettura di una serie di cartoline in cui l’analizzata scopre che il padre scriveva alla propria sorella: “vedessi la mia piccolina come è brava! Gioca a fare la donnina di casa.”. Come da copione, in seguito, la persona sviluppa un forte senso di colpa inconscia, rinforzata dall’attitudine al rifiuto della madre verso la figlia, rifiuto evidenziabile nelle severe punizioni, nei rimproveri costanti e nelle continue lamentele. Dulcis in fundo, la madre si mostra ai familiari sempre molto stanca, amareggiata dalla fatica di aver dovuto allevare in tarda età la bambina che viene cresciuta con queste parole, rivoltele spesso: “Mi hai fatto quasi morire! Un giorno o l’altro ci riuscirai proprio!”. Questo contesto di crescita con una madre aggressiva e ammalata che picchia  persino la figlia non essendo mai contenta di ciò che questa fa, priva la bambina del gioco. Quando la madre è  ospedalizzata, la bambina è costretta a dedicarsi abitualmente ai lavori domestici non aiutata da nessuno perché il padre e i fratelli lavorano. La difficoltà con cui si trova a coesistere con la frequenza alla scuola e il carico dei lavori domestici la carica poco alla volta di un rancore sordo e, nonostante il padre le voglia molto bene, questi non riesce a difendere la propria figlia dai soprusi materni per troppa debolezza e ‘amor della pace’.  Il desiderio di unirsi sessualmente con il padre che ama molto e l’odio inconscio per la madre  (odio che maschera anche un desiderio arcaico, profondamente rimosso, di unione e buona alleanza con la stessa), sovradetermina la sintomatologia. Così, nel corso della sua analisi, il vomito e il mal di ventre vengono rielaborati come una gravidanza incestuosa simbolica. Nello stesso tempo, il vomito e i dolori addominali assumono il senso di rimettere in scena il suo vissuto di rifiuto materno e la sofferenza di bambina maltrattata. Il lavoro analitico è stato lungo, in particolare perché questi elementi si sono ripetuti nella dinamica del transfert che è stato contraddistinto da numerose esteriorizzazioni negative. Qui vi è la proiezione sull’analista della ‘cattiva madre’ interiorizzata e dei relativi vissuti di aggressione. Finalmente, analizzando questo transfert, la persona si rende conto che, in realtà, l’aggressività verso l’analista, come i suoi sintomi nevrotici sono, alla fine, auto-aggressioni. A partire da questo momento dell’analisi, l’elaborazione associativa attutisce la parte aggressiva del conflitto edipico, permettendo di arrivare ad analizzare l’aggressività fino alla madre iniziatico-orale. 11 Ciò permette di recuperare il valore dell’amore paterno con il riaffiorare di esperienze positive nei rapporti con lo stesso. Questi vissuti positivi sono proiettati e rivissuti nel transfert che prende un’altra colorazione. Eccone qualcuno: il vissuto di piacere nello stare insieme all’analista in seduta, vissuto che si associa al ricordo di momenti di felicità provata quando era sola col padre, la sensazione della contentezza provata in qualche momento di interlocuzione con l’analista, sensazione che riattiva la rievocazione di un gioco in cui, insieme al padre, venivano costruite delle storie, oppure ancora, in occasione dello studio delle fotografie, una situazione di avvicinamento, che riattiva il ricordo di momenti di appagamento in cui il padre andava a darle la buonanotte e a coprirla con tenerezza. Quindi, attraverso lo scongelamento di tali ricordi gratificanti col padre, vissuti in seguito elaborati associativamente, è stata ritrovata l’immagine di “buona madre”. Tale immagine, anche se non presente ontogeneticamente, è certamente una sfaccettatura filogenetica di una madre accogliente e protettrice con la corrispondente connotazione affettiva. In questo caso, si puo’ pensare che il rapporto positivo col padre, nei suoi vari momenti, abbia permesso di riattivare questo nucleo filogenetico cioè l’immagine della buona madre. Così potrebbero essersi costituiti degli oggetti inconsci che contengono anche tracce di benessere, sganciabili attraverso l’elaborazione associativa, fino a diventare un induttore associativo autonomo, verso la fine dell’analisi. E’ qua che possono formarsi quegli oggetti preconsci particolari, come abbiamo sopra accennato.

Questa memoria di esperienze di benessere, collegata inconsciamente al desiderio d’incesto e al relativo tabù con la paura della punizione materna, veniva agglutinata al complesso  di Edipo-castrazione. Vista la virulenza dei rapporti madre-figlia, faceva meno paura la castrazione che un annientamento vero e proprio. Il benessere era dunque schiacciato dalla necessità inconscia di difendersi contro l’angoscia di morte e quella del vuoto. In altre parole, è il rimosso edipico e preedipico ad aver dettato legge senza lasciare possibilità alcuna ad una qualsiasi manifestazione di benessere! Con la disattivazione di Edipo-Castrazione, i vissuti di benessere possono sganciarsi dal nucleo traumatico, perdendo la connotazione proibita, dovuta al legame con l’aggressività e la  sessualità rimosse. Scollegandosi dal rimosso, le tracce di benessere ritrovano il diritto di esprimersi e possono diventare informazioni che inducono una elaborazione ricombinativa e rendono possibile la formazione di un oggetto psichico ricombinato. Dunque, la rimessa in circolo di esperienze di benessere può diventare non solo un nuovo induttore associativo nel lavoro analitico ma può anche generare un vero e proprio processo creatore e cambiare così molte cose nella vita reale. Questo avviene con maggiori possibilità quanto più l’analista è attento al cammino che conduce alla creazione. La dinamica transferale/controtransferale diventa allora un campo dove, dopo la disattivazione dei principali elementi conflittuali/traumatici, qualche informazione di benessere può  manifestarsi e concretizzarsi.

Ritornando alla creatività come una possibile trasformazione dell’aggressività, secondo il nostro titolo, seguiamone il suo farsi nel proseguire dell’esempio. Nell’ultimo terzo della sua analisi la persona si lancia in una nuova attività, arredamento d’interno. Suo padre era, per l’appunto, un imprenditore edile che aveva lasciato una eredità di diversi alberghi di cui la persona si occupa ora spontaneamente, interessandosi, in particolare, della ristrutturazione degli spazi interni. Le idee originali di arredamento le prende ispirandosi ad elementi rintracciati dall’ambiente di origine di suo padre, ambiente dove ha vissuto da bambina. Mano a mano che prende corpo questa sua nuova passione, anche i sintomi delle turbe digestive si attenuano fino a scomparire del tutto. Una costruzione simbolica di un vero “nido d’amore”, a impronta edipica! Il suo corpo non è più utilizzato per mettere in scena il conflitto edipico che si sposta nella messa in scena di altri interni dove riprendono vita elementi della sua storia infantile col padre. Ad analisi finita, la persona non avrà più bisogno di aver a che fare con elementi che la rimandano a suo padre; quindi la professione di arredatrice d’interni è continuata ma con l’arricchimento di aspetti culturali diversi e sempre rinnovati, armonizzando, ad esempio, antiquariato classico e tradizionale locale – echi, residuati edipici – , ulteriormente armonizzato con elementi culturali etnici. Ecco perché si può parlare di ricombinazione creativa. In conclusione, quando l’aggressività inconscia è analizzata e quando i nuclei distruttivi sono in gran parte disattivati, la loro energia liberatasi mette in moto l’elaborazione ricombinativa che conduce alla formazione di un oggetto psichico ricombinato e dunque ad una manifestazione di creatività. Per noi, si tratta di un divenire fisiologico dell’aggressività, una volta ch’essa sia stata analizzata.

Daniela Gariglio e Daniel Lysek

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NOTE

1 Approfondimento della relazione presentata al Congresso della Società Internazionale Micropsicoanalisi: L’AGGRESSIVITA’, Nizza, 9-10 gennaio, 2009. 

2 Cfr. Collana  I Nuovi Tentativi,  ideata e diretta da Daniela Gariglio, con quattro  pubblicazioni (1999-2002). 

3 D. Gariglio ne ha recentemente fornito qualche esemplificazione  (2008 -2009) 

4 Daniel Stern parla di una “condivisione affettiva” che, in seguito, si rivela come una “sintonizzazione degli affetti” (1985, cap. 7).  

5 D. Stern, Convegno Anep, “L’esperienza prenatale tra neuroscienze, medicina, psicologia ed educazione.” Università degli Studi d Parma,  maggio, 2008.  

6 Nicola Peluffo, ha sviluppato il tema della “situazione”, nel 1987 e ne ha ripreso  la “definizione dinamica” (Peluffo N. 2001): ”Un luogo, scrive, in cui si agglomerano insiemi di tentativi che tendono ad acquisire una struttura stabile che, tuttavia, non si mantiene tale a meno che, per caso, non si produca un fenomeno di accumulo di energia che stabilisca legami forti tra gli elementi della forma che diventa ripetibile, in senso probabilistico.”    

7 Pierre Codoni ha elaborato una teoria originale degli oggetti preconsci e inconsci. Per Codoni, gli oggetti inconsci sono delle entità strutturali dell’inconscio che “veicolano la memoria filo-ontogenetica dell’inconscio e sono specifici di esperienze interiorizzate nell’intero arco della vita utero-infantile.” (Codoni P. 2000, p. 27). Da parte loro, gli oggetti preconsci sono dei temi che si ripetono in un determinato contesto associativo perché sono gli equivalenti “equazionali” (Op. cit. p. 32) di un oggetto inconscio. 

8 Silvio Fanti chiama Immagine “l’insieme geneticamente organizzato delle rappresentazioni-affetti che strutturano l’inconscio a partire dall’es” (Fanti S., Codoni P., Lysek D. 1984, p. 114). Per Nicola Peluffo è “in senso generale, la forma sensibile della relazione con l’oggetto” e in particolare “quella  rimossa.” (Peluffo N. 1984, p. 68) . 

9 Fanti ha elaborato un nuovo modello della struttura e del funzionamento dello psichismo, che ha chiamato “organizzazione energetica del vuoto”. Questo modello individua le origini del conflitto, in una opposizione irriducibile tra il vuoto continuo e indifferenziato e l’energia discontinua e differenziata (Fanti S. 1983). 

10 Nel modello dell’organizzazione energetica del vuoto,  la pulsione di morte non è definita come una tendenza a ritornare all’inorganico ma come una tendenza a ritornare al vuoto. Di conseguenza la pulsione di vita è la tendenza a sfuggire al vuoto (Fanti S., Codoni P., Lysek D. 1984, p. 65-66).  

11 Fanti ha scoperto l’esistenza di uno stadio fetale dello sviluppo aggressivo-sessuale che ha chiamato “stadio iniziatico” (1983, p. 200 sq.). A proposito di questo stadio, scrive Quirino Zangrilli (2007): “Molti analizzati in micropsicoanalisi descrivevano con angoscia l’esistenza di vissuti di minaccia-annientamento provenienti dal polo materno e di speculari desideri di distruzione-assimilazione provenienti dal polo fetale.”