Ipotesi Gaia e teoria micropsicoanalitica

Abbiamo il piacere di riproporre un interessante lavoro del Dr Baldari sulla metapsicologia micropsicoanalitica dal titolo ‘Ipotesi Gaia e teoria micropsicoanalitica’, pubblicato nella rivista Complessità 2020 – vol 1 (https://www.armandosicilianoeditore.it/product/complessita-2020-vol-1/).

 

di Luigi Baldari1

L’ipotesi Gaia si deve a James Ephraim Lovelock, biofisico, chimico e climatologo inglese nato a Letchworth nel 1919.2 Per Lovelock l’intero pianeta è una sorta di organismo vivente all’interno del quale i singoli elementi sono componenti attivi che interagiscono per il mantenimento delle condizioni che consentono la vita.3 Sotto molti aspetti, un ritorno a Telesio,4 secondo il quale la differenza tra esseri inorganici, animali e umani è solo di grado, non di natura.5

La teoria micropsicoanalitica si deve a Silvio Fanti, medico, psichiatra e psicoanalista svizzero nato a Neuchatel pure lui nel 1919. Fanti elabora un modello originale, “l’organizzazione energetica del vuoto”, che allarga il modello freudiano dello psichismo e gli dà una dimensione psicomateriale. A suo modo, dopo Lovelock, tende a superare la dicotomia tra mondo organico e mondo inorganico.6

Gli scienziati classici (Galileo, Newton) avevano delineato una immagine meccanicistica della natura, che aveva influenzato la filosofia positivistica ed era applicato a discipline come la sociologia, la psicologia, l’antropologia strutturale.7 Ma la nascita di queste discipline umanistiche, mutuate dalla fisica proprio mentre il metodo delle scienze fisico-matematiche entrava in crisi, rappresenta per Edgar Morin un colossale “paradosso epistemologico”.8

È questa contraddizione che ha attirato la mia attenzione e mi ha sollecitato alcune riflessioni che esporrò, ovviamente circoscritte alla prassi e alla teoria psicoanalitica e micropsicoanalitica.

A fine ottocento Freud fonda la psicoanalisi, termine con cui indica un metodo terapeutico per il trattamento dei disturbi nevrotici, un procedimento per l’indagine dei processi mentali inconsci e una serie di concezioni psicologiche che gradualmente convergono in una nuova disciplina scientifica.9

Freud era un valente neurologo e si occupava di pazienti che presentavano dei sintomi secondo la definizione dell’epoca sine materia (senza cause organiche riconoscibili). Grazie ai grandi maestri dell’ipnosi, fra i quali Charcot, aveva compreso che le disfunzioni somatiche degli isterici (paralisi, dolori, etc.) non corrispondevano ad aree di innervazione, ma a rappresentazioni inconsce del corpo.

Con l’applicazione del metodo associativo (costitutivo della psicoanalisi), comprende che queste rappresentazioni sono derivate dalla sessualità infantile, sono state sottratte al campo della coscienza per ragioni difensive e trovano espressione sotto forma di sintomi. Scopre l’eziologia e la patogenesi dell’isteria.

Rivolgendosi ad altri quadri clinici, estende la portata della sua scoperta. Non più dovute a una debolezza costituzionale o a una degenerazione, tutte le nevrosi hanno un senso: la sintomatologia nevrotica esprime vissuti traumatici inseriti in una struttura arcaica governata da leggi proprie, l’inconscio.

Freud ha scoperto l’inconscio cercando di spiegare l’isteria. È la sua scoperta più importante secondo Laplanche e Pontalis, i quali scrivono: «se si dovesse riassumere in una parola la scoperta freudiana, questa parola è senza dubbio l’inconscio»; e precisano: «l’inconscio freudiano è anzitutto un concetto a un tempo topico e dinamico, che è sorto sul terreno terapeutico».10

Freud ha quindi aperto la strada ad una comprensione dinamica dell’inconscio. Superando i numerosi lavori che, prima di lui, avevano postulato l’esistenza di uno psichismo non cosciente, egli mette in evidenza le forze che lo generano. A partire da quel punto, può descriverne i contenuti, l’organizzazione interna, le modalità di funzionamento.

Nell’Interpretazione dei sogni Freud presenta il modello che definisce apparato psichico. Tale modello utilizza una doppia metafora, spaziale e meccanica. Da un punto di vista spaziale, descrive tre luoghi psichici: l’inconscio, il preconscio ed il conscio, che si distinguono per l’accessibilità alla coscienza dei contenuti: quelli dell’inconscio sono definitivamente sottratti alla coscienza tramite rimozione, quelli del preconscio possono diventare consci, gli ultimi occupano la coscienza. Da un punto di vista funzionale egli immagina l’apparato psichico come un arco riflesso che riceve eccitazioni dall’estremità sensibile e le scarica alla terminazione motoria, allo scopo di mantenere costante e al livello più basso possibile l’energia interna del sistema. Successivamente, a partire dal 1920, Freud rielabora la teoria dell’apparato psichico ed introduce nuove distinzioni topiche. Attribuisce all’Es le principali caratteristiche del sistema Inconscio, ed anche all’Io ed al Super-io un’origine e una parte inconsce. L’Io è un’istanza mediatrice tra le esigenze di soddisfacimento pulsionale provenienti dall’Es ed i divieti del Super-io, ed è per la maggior parte inconscio, tanto da fargli affermare che è l’inconscio «lo psichico reale nel vero senso della parola».11

Attraverso questo modello – esposto in modo molto semplificato – Freud cerca di rendere comprensibile la complessità dell’attività psichica, scomponendola e assegnando le singole prestazioni alle singole componenti dell’apparato.

La metapsicologia psicoanalitica e la sua teoria clinica hanno ricevuto in seguito molte critiche, riguardanti aspetti particolari e circoscritti. È però utile ribadire la gradualità del percorso freudiano: egli col nome psicoanalisi indicò inizialmente il nuovo trattamento delle nevrosi (talking cure) e solo più tardi, nel corso degli anni, anche il metodo di indagine, coincidente con la cura, e l’insieme delle nuove conoscenze così ottenute. Ciò testimonia la gradualità di tale percorso prima del consapevole approdo alla messa in forma della psicoanalisi come scienza autonoma: scienza empirica, in quanto «si attiene ai dati di fatto del proprio campo di lavoro» e «procede a tentoni avvalendosi dell’esperienza», sempre «disposta a dare una nuova sistemazione alle proprie teorie oppure a modificarle».12

Mauro Alfonso pensa che le difficoltà nelle quali si è dibattuto Freud per costruire una teoria psicoanalitica nascano da una contraddizione di fondo che definisce “scissione filosofico-scientifica”. Mentre, da un lato, Freud fa oggetto del suo studio fenomeni psichici che con termine odierno diremmo “non lineari”, dall’altro egli poi cerca di spiegarli ricorrendo agli strumenti concettuali del paradigma “lineare” cartesiano-newtoniano. Questo per una obiettiva necessità storico-culturale: all’epoca, se un’attività di ricerca nel campo della biologia e della psicologia voleva avere dignità di scienza, essa doveva essere riconducibile, in ultima istanza, alle scienze per definizione: la chimica e la fisica.13

Tuttavia, già agli inizi dell’Ottocento proprio dall’ambito della fisica erano emersi – come segnalano Anselmo e Gembillo14 – «degli stravolgimenti che hanno condotto al “crollo dei pilastri di certezza” su cui la scienza classica si fondava, ovvero quelli di ordine, di riduzione e di semplificazione e quello costituito dalla logica identitaria di Aristotele, trasformata dagli scienziati classici in onto-logica, con il ruolo di tribunale epistemologico che deve rilevare l’Ordine-Re nascosto dietro le apparenti contraddizioni del reale».15

Invece Freud, già nel definire la sua scienza psico-analisi dimostra la sua conformità e adesione all’impostazione concettuale analitica, propria del cartesianesimo, per cui la comprensione del tutto avviene attraverso la sua scomposizione in tante piccole parti. Così il fenomeno psichico deve essere scomposto nelle sue parti elementari (le rappresentazioni e gli affetti) per essere compreso e spiegato.16

Ma per Codoni sono proprio le libere associazioni a conferire una specificità epistemologica alla psicoanalisi.17 L’esperienza clinica dimostra che quella delle libere associazioni è una regola davvero fondativa e fondamentale, è più di una tecnica di indagine e struttura l’insieme della relazione analitica.18 Tale relazione si basa sul transfert, che svolge la funzione di meccanismo propulsore dell’analisi. Questa consiste per l’analizzato nella ricerca progressiva del suo inconscio in un percorso che attraversa gli stadi del suo sviluppo psicosessuale e ridefinisce la sua ontogenesi.

Anche il lavoro dell’analista, come quello dell’analizzato, è associativo. In “epoca classica”, l’attenzione degli psicoanalisti era rivolta a definire il proprio ruolo, la cui specificità risiedeva nel possesso di un solido bagaglio teorico insieme con un’imperturbabilità emozionale acquisita attraverso ripetuti trattamenti. «Questo almeno era ciò che veniva dichiarato, anche se sappiamo che il comportamento di ogni psicoanalista poteva solo tendere a tale stereotipo, che difficilmente veniva raggiunto. La specificità ora risiede nella capacità dell’analista di decodificare i messaggi di un campo di osservazione dal quale egli non esclude sé stesso; egli si considera una cassa di risonanza del paziente, parte integrante del fenomeno terapia. In questo modo la psicoanalisi si mette al passo con le altre scienze sperimentali che già da tempo hanno verificato come il dato esperito non possa essere separato dalla personalità di colui che lo coglie».19

Discipline come la logica, la matematica e la fisica avevano già messo in atto la svolta ontologica, logica e metodologica che dal riduzionismo ha condotto alla complessità. «Tale passaggio – scrive Annamaria Anselmo – ha modificato sia il concetto di realtà e quindi di oggetto da conoscere, sia il concetto di soggetto conoscente e il suo ruolo nell’atto conoscitivo. Si è passati dalla visione classica tipicamente riduzionista, per cui il soggetto è perennemente identico a se stesso, così come la realtà oggettiva è immutabile ed eterna, ad un soggetto consapevole di se stesso come organismo complesso in perpetuo divenire, un essere umano che partecipa all’attività conoscitiva e all’agire pratico con tutta la propria personalità».20

Se Sigmund Freud nella elaborazione della teoria psicoanalitica è rimasto ancorato alla metafisica cartesiana, Silvio Fanti, coetaneo di Lovelock, si appoggia sulle scoperte delle scienze fisiche attuali per ideare la teoria micropsicoanalitica.

Anche per la micropsicoanalisi, lo sviluppo teorico è stato preceduto dalle esperienze ricavate dalle verifiche della pratica clinica. L’allungamento del tempo di seduta ha reso possibile le scoperte successive, ed ha conferito al metodo associativo legato alla sovradeterminazione una dimensione “insospettata”.

Da un punto di vista metodologico, la tecnica delle libere associazioni viene integrata dall’utilizzo di alcuni sussidi tecnici, quali lo studio delle fotografie personali e familiari, della corrispondenza personale e familiare, delle piantine dei luoghi e delle case in cui l’analizzato è vissuto, dell’albero genealogico. È uno studio dell’uomo in rapporto non solo alla sua infanzia, ma a tutta la sua ontogenesi e la sua filogenesi. Studiando il dato storico nelle sue molteplici forme attraverso l’ausilio dei supporti tecnici, l’analizzato e il micropsicoanalista pervengono a riconoscere le trasformazioni della ripetizione così come si sono concretizzate e sono state registrate in documenti che possono appartenere a più generazioni.

Nell’indagine micropsicoanalitica, l’inconscio non costituisce più il punto di arrivo del lavoro sullo psichismo, obiettivo della psicoanalisi. La ricerca dell’analizzato può essere spinta oltre l’inconscio «fino al contesto energetico e al suo vuoto costitutivo».21

«Il lavoro analitico – scrive Codoni – si svolge a livello del preconscio globalmente nel senso della pulsione di morte. La continuità psichica, l’assenza di tensione psicobiologica che il lavoro analitico tende a stabilire vanno nel senso del vuoto. È lungo la propensione associativa a fare il vuoto che si producono i sussulti della pulsione di vita. La risoluzione della nevrosi e il recupero di una identità più fisiologica si operano a poco a poco con la regolazione delle oscillazioni della pulsione di morte-di vita e la loro stabilizzazione attorno ad una linea di equilibrio psichico e psicobiologico».22

Le sedute lunghe, oltre a consentire il necessario e naturale smaltimento delle tensioni quotidiane, offrono tali quantità di informazioni sull’attività fantasmatica che non poteva non accadere che il sogno diventasse oggetto di interesse centrale dell’indagine. Quello dell’attività onirica è senza dubbio l’ambito che ha permesso i maggiori approfondimenti in relazione alle spinte inconsce motivanti il comportamento.23

Nell’interpretazione dei sogni – sostiene Fanti – volersi fermare all’inconscio significa fermarsi all’umano senza chiedersi da dove venga e di cosa sia fatto. «Come è possibile comprendere ciò che il sogno significa tralasciando i trascorsi infantili-uterini-animali-vegetali-minerali? Come possiamo ritrovarci se tralasciamo la nostra origine primordiale che avviene tramite l’organizzazione energetica del vuoto, quando siamo ancora parte inerente di quelle tappe evolutive? […] Si dovrebbe dunque giungere ad ammettere che siamo un contenente animale-vegetale-minerale-energetico di un contenuto animale-vegetale-minerale-energetico».24

Questa visione porta Fanti a superare la dicotomia tra mondo organico e mondo inorganico. «È nel profondo del vuoto – sostiene – che l’inorganico si tramuta in organico e che le possibilità di vita cominciano a concretizzarsi».25

La teoria micropsicoanalitica si basa su quello che Fanti ha definito il modello energetico del vuoto. Egli postula che allo stato diffuso del cosmo e dunque alla base di ogni fenomeno (sia un essere umano o una stella) vi è una trama energetica neutra, in statu nascendi permanente che chiama energia elementare. L’organizzazione di tale energia avviene a caso e per stati successivi (soglie) fino ai tentativi: moduli energetici e dinamici primari di ogni realtà psicomateriale (psichica o/e materiale). Gli insiemi di tentativi costituiscono delle entità che possono strutturarsi in entità psichiche o materiali. Le entità psicobiologiche che compongono l’uomo sono delle entità psicomateriali che hanno raggiunto un livello di strutturazione specifico dei modi di relazione tra incoscio-preconscio-conscio e la vita cellulare.26

Lo studio del vuoto, soprattutto nel secolo scorso, è stato al centro degli interessi della fisica, e, da migliaia di anni, il vuoto è l’elemento cardine delle filosofie e delle pratiche di meditazione orientali. È merito di Fanti l’aver introdotto nella psicoanalisi la nozione di vuoto, un’operazione, che nella conservatrice comunità psicoanalitica aveva qualcosa di veramente rivoluzionario.27

In verità già la psicoanalisi freudiana con la scoperta dell’inconscio «va al di là delle sue teorizzazioni, talvolta troppo figlie del positivismo e quindi meccanicistiche se non addirittura deterministiche». Essa aveva creato per Giuseppe Giordano «le condizioni di possibilità di una ricostruzione dell’idea di uomo che mette in discussione la monoliticità identificativa dell’elemento razionale nell’umano, fondamentale per una affermazione ed estensione del paradigma della complessità».28

Pierre Codoni, a proposito della scoperta del sogno in rapporto a quella dell’inconscio e del processo primario, segnala il fenomeno ben noto anche se misterioso delle “coincidenze”. «Alla fine del secolo scorso, Freud concentra il suo interesse sull’etiologia e la classificazione delle nevrosi; mette in evidenza il ruolo primordiale della sessualità infantile che lo porta a scoprire il significato intimo del sogno; ed è l’interpretazione dei sogni che reca una soluzione pratica e metapsicologica ai suoi interrogativi sulle nevrosi inducendolo a mettere a punto la tecnica delle associazioni libere e a formulare la prima topica centrata sull’inconscio e il suo processo primario. Nello stesso periodo alcuni fisici (Planck, Schrodinger, Heisenberg, Bohr…) scoprono il livello di realtà subatomica e i “processi quantistici” che postulano delle leggi completamente diverse della fisica tradizionale (newtoniana). Ora, le leggi dei processi quantistici coincidono con le caratteristiche del processo primario di Freud». Si può quindi affermare con Codoni che la psicoanalisi e la fisica quantistica provengono dalla stessa intuizione scientifica, sono nate nello stesso tempo ma indipendentemente l’una dall’altra: è quanto Charles Lasquier chiama la “coicidenza storica”.29 Oppure parlare con Nicola Peluffo di relatività dei modelli di interpretazione.30

Rispetto alla psicoanalisi freudiana da cui deriva, per Fanti la micropsicoanalisi costituisce un approfondimento e un ampliamento sia tecnico sia teorico.31 Ma attinge anche da altre fonti, per esempio kleiniane (per quel che riguarda lo sviluppo precoce), junghiane (per le iscrizioni filogenetiche nell’inconscio), peluffiane (per la presa in considerazione della situazione e dell’Immagine), ecc.32

Si confronta altresì – a mio avviso – con un percorso che dal riduzionismo arriva alla complessità. «Un percorso scandito da tappe fondamentali: la scoperta del secondo principio della termodinamica, la nascita di geometrie non euclidee, l’enunciazione della teoria dell’evoluzione per selezione naturale, […] la rivoluzione quantistica e le teorie della relatività, la nuova termodinamica dei fenomeni lontano dall’equilibrio e la teoria dei sistemi, la cibernetica, le rinnovate scienze del vivente».33

Charles Lasquier, per esempio, afferma che la teoria quantistica e relativistica dei campi e la micropsicoanalisi sono parallele. Egli sottolinea l’identità di funzionamento tra i fenomeni sub-atomici e i processi psichici inconsci descritti dalla micropsicoanalisi.34

Rimane sullo sfondo il dualismo cartesiano, che ha permesso stupende scoperte: da una parte ha dato il via agli enormi progressi della biologia, dall’altra ha consentito lo sviluppo della psicoanalisi.

Note:

1 Psichiatra, direttore dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi, Messina.

2 Lovelock, James Ephraim, Treccani.it.

3 J. Lovelock, Gaia: a new look at life on earth, Oxford University Press, 1979.

4 G. Gembillo, Circolarità nella “modellizzazione” della Natura da Telesio a Lovelock, in questo volume.

5 E. Galavotti, Protagonisti dell’Umanesimo e del Rinascimento, Amazon, 2020.

6 S. Fanti, la micropsicoanalisi, borla, Roma 1983.

7 A. Anselmo e G. Gembillo, L’evoluzione dell’idea di Natura come Meccanismo, Storia, Organismo, Riflessioni Sistemiche – N° 17, p. 26.

8 A. Anselmo, Edgar Morin e gli scienziati contemporanei, Rubbettino, Soveria Mannelli 2005, p. 35.

9 S. Freud, Due voci di enciclopedia: “Psicoanalisi” e “Teoria della libido” 1922, Opere, Bollati Boringhieri, Torino.

10 J. Laplanche e J.-B. Pontalis, Enciclopedia della psicoanalisi, Editori Laterza, Roma-Bari 1997, p. 247.

11 S. Freud, L’interpretazione dei sogni 1899, Opere, Bollati Boringhieri, Torino.

12 S. Freud, Due voci di enciclopedia: “Psicoanalisi” e “Teoria della libido” 1922, Opere, Bollati Boringhieri, Torino.

13 M. Alfonso, Psicoanalisi e oltre, edizioni libreria cortina torino 2011, p. 3.

14 A. Anselmo e G. Gembillo, L’evoluzione dell’idea di Natura come Meccanismo, Storia, Organismo, Riflessioni Sistemiche – N° 17, p. 26.

15 E. Morin, La sfida della complessità, a cura di A. Anselmo e G. Gembillo, Le Lettere, Firenze 2017, p. 32.

16 M. Alfonso, Psicoanalisi e oltre, edizioni libreria cortina torino 2011, p. 7.

17 P. Codoni, Psicofisiologia del sogno, in A.V., il Modello micropsicoanalitico, Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi n. 27-28, Tirrenia Stampatori, Torino 2000, p. 31.

18 J. Laplanche e J.-B. Pontalis, Enciclopedia della psicoanalisi, Editori Laterza, Roma-Bari 1997, p. 526.

19 M. Pierantozzi, Presentazione, I sentimenti del terapeuta, Bollati Boringhieri, Torino 1992, p. 10.

20 A. Anselmo, Il soggetto e l’oggetto come “eventi”, Complessità 2, Sicania, Messina 2012, p. 60.

21 S. Fanti, dizionario di psicoanalisi e di micropsicoanalisi, borla, Roma 1984, p. 37.

22 P. Codoni, Struttura associativa e funzione prospettiva piuttosto che retrospettiva della memoria psichica, in A.V., Memoria ed oblio, Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi n. 33-34-35, Tirrenia Stampatori, Torino 2003, p. 26.

23 L. Zonta, Il modello micropsicoanalitico, in A.V. il Modello micropsicoanalitico, Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi n. 27-28, Tirrenia Stampatori, Torino 2000, p. 19.

24 S. Fanti, Il sogno in micropsicoanalisi: punti di riferimento, in A.V., il Sonno-Sogno, Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi n. 19, Tirrenia Stampatori, Torino 1995, p. 11.

25 S. Fanti, dizionario di psicoanalisi e di micropsicoanalisi, borla, Roma 1984, p. 37.

26 S. Fanti, la micropsicoanalisi, borla, Roma 1983.

27 M. Alfonso, Psicoanalisi e oltre, edizioni libreria cortina torino 2011, p. 114.

28 Ivi, p. 26.

29 P. Codoni, Psicofisiologia del sogno, in A.V., il Modello micropsicoanalitico, Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi n. 27-28, Tirrenia Stampatori, Torino 2000, p. 26.

30 N. Peluffo, Ricerca, scoperta, invenzione: la relatività dei modelli di interpretazione (Appunti sul pensiero creativo), in Complessità 2 2012, Sicania, Messina, p. 22.

31 M. Alfonso, Psicoanalisi e oltre, edizioni libreria cortina torino 2011, p. 103.

32 D. Lysek, Principi di una micropscicoanalisi del 21° secolo, XX edizione delle Giornate siciliane di formazione micropsicoanalitica “L’AVVENIRE DELLA CURA. Psicopatologia, Neuroscienze, Psicoanalisi”, Capo d’Orlando 25-26 maggio 2018.

33 G. Giordano, L’inconscio via per la complessità, in Complessità I 2017, Sicania, Messina, p. 24.

34 C. Lasquier, L’inconscio e i fenomeni sub-atomici, Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi 1986 n. 2, Diffusioni Grafiche, Villanova Monferrato, p. 20.