Leggendo dei Maestri in Daniela Gariglio

Facendo riferimento all’articolo,

I maestri in noi, come fonti affettive benefiche

la lettura di questa appassionata e toccante riflessione sui Maestri, che abbiamo incontrato nel corso della nostra vita e che conserviamo in noi come benefica fonte affettiva, mi ha trasportato immediatamente, per una casuale risonanza con la mia storia analitica, allo stesso periodo, la primavera del 1997 e, in parte, alla stessa vicenda di cui parla Daniela Gariglio verso la fine del suo scritto. 

Nel caso del mio ricordo, si tratta di un episodio legato al rapporto con il didatta/maestro; ho così deciso di dare seguito all’invito, indiretto, dell’Autrice: “Sta ai figli/allievi celebrare il lascito dei propri maestri riflettendo anche sulla relazione che ne hanno avuto, condividendone il ricordo”. 

Al tempo, avevo da poco iniziato la didattica con Nicola Peluffo ed, avendo in programma di farne una parte in Svizzera nel mese di agosto, ero molto emozionato dall’idea di poter conoscere finalmente, in quell’occasione, il Dr Fanti. Non ricordo bene come e perché (forse proprio per l’espressione di questa mia attesa), durante una seduta, Peluffo mi aveva detto come fosse da poco andato a trovarlo in ospedale trovandolo purtroppo in condizioni disperate. Il tono di questa sua comunicazione era stato gentile ed affettuoso (immagino per il dispiacere che sapeva mi avrebbe inevitabilmente arrecato), ma soprattutto, anche se solo per un momento, rotto dalla commozione. Questo episodio mi ha profondamente toccato e lo conservo, ancora adesso, come un prezioso ricordo, manifestazione di un’umanità esprimibile genuinamente, al di là della neutralità e dell’astinenza. Questo tema, come emerge dal dibattito psicoanalitico contemporaneo, merita indubbiamente un approfondito esame.

Matteo Riccò, 21 1 2025