Parole su pietra, incontrate in Siria e diventate cenni di memoria trasmissibile

Il presente lavoro è stato pubblicato in Anamorphosis (Gruppi, Psicologia Analitica e Psicodramma) a cura di Wilma Scategni e Stefano Cavalitto, Anno 7, n 7, 2009, Ananke, Torino, pp. 36-38. Lo rispedisco integrale com’era stato allora pubblicato. Al tempo fu una testimonianza di civiltà e di bellezza… oggi, un ricordo di affetto di qualcosa andato perso, in attesa, forse, di esser ricostruito, perché rappresentazione di grande valore.

Antefatto di un buon ricordo

25 maggio 2022

Cercando altro, ritrovo casualmente un lavoro (Gariglio, 2009, pp. 36-38), scritto dopo un viaggio in Siria (2008), pubblicato in Anamorphosis, accogliente Rivista con cui ho collaborato dal 2009-2015 (n. 7-13), come micropsicoanalista, che ha continuato e continua a riflettere anche dal punto di osservazione di una precedente formazione in psicodramma analitico lemoniano-lacaniano e junghiano. Leggendo il pezzo sulla Siria, mi viene in mente di offrire questo scritto, oggi, ai nostri Lettori del sito IIM, utilizzando una premessa del 2016, riapparsami insieme.

Premessa (2016)

Invitata dalla cara amica Wilma Scategni, a portare a un Incontro seminariale qualche immagine di un mio viaggio in Siria (2008), con l’occasione, ne avevo rispolverato una serie di foto e un successivo piccolo lavoro sul Krak dei cavalieri, pubblicato in Anamorphosis nel 2009. Immersa nelle immagini di tanta bellezza, mi ero subito resa conto (e ancora oggi ne permane il vissuto/rivissuto) che l’affascinante ricordo di quel viaggio è ora elaborato e ricombinato con il rammarico e la tristezza per l’attuale scempio che ha scandito questo periodo di distruttività infernale del livello di un cancro in fase espansionistica in cui la parte distruttiva della pulsione di morte-di vita fagocita ingorda, seminando annientamento, desolazione, impotenza, panico, rabbia, furore e quant’altro vi è collegato. È certo che i danni causati dall’attuale integralismo richiederà molta resilienza e risorse sane di vita per avviare tentativi di ricostruzione con attività comune e multidisciplinare, ma ciò è la normale storia dell’adattamento che subentra ai traumi (detto alla Ferenczi), ad ognuno di essi. Per me, si tratta di muoversi all’interno del binomio trauma-adattamento di cui mi occupo stabilmente (vedi ad es. Gariglio 20201, Arte tra trauma-resilienza benessere”, due parti in PeS, https://www.psicoanalisi.it/osservatorio/arte-tra-trauma-resilienza-e-benessere-parte-prima/205829 // p. seconda, 13 aprile), condensando i lasciti mortiferi del trauma con gli apporti di quella parte sana dell’umanità che si attiva per tentare di togliere il protagonismo agli effetti dei traumi che, fissandosi vogliono eternizzarsi2. Ma ciò vale sempre, in ogni guerra e disfatta. Rileggendo il lavoro sul Krak mi è venuto naturale offrirlo, a posteriori, anche ai cultori del nostro sito IIM come immagine di vita e creazione, espressesi insieme, ben sapendo che dopo ogni guerra verrà, necessariamente, una ricostruzione.

Parole su pietra, incontrate in Siria e diventate cenni di memoria trasmissibile

Daniela Gariglio (Anamorphosis 2009)

«Godete di grazia, saggezza e bellezza,

ma sfuggite l’orgoglio

che, da solo, vanifica il resto».

Sala dei banchetti, Krak dei Cavalieri.

«Come una fiaccola comunica il suo fuoco a un’altra,

e la prima non è privata del calore che ha quando il fuoco si comunica all’altra,

così avviene della ricchezza della sapienza:

donata e ricevuta è uguale in colui che dona e in colui che riceve.»

(da «Trattato sul bene » di Numenio di Apamea,

pochi frammenti pervenutici, forse anche incisi in colonnato di Apamea).

Parole di vita che brillano tra resti arcaici, considerabili come simboli/archetipi, sfaccettature dell’Immagine, tracce di esperienze che l’Uomo ha fatto nel corso della sua consapevolizzazione per diventare persona. Impulsi, al di là delle specifiche dizioni teoriche, eternamente fecondi dal punto di vista energetico che integra le espressioni umane sessuo-aggressive nelle manifestazioni anche creativo-relazionali con i sussurri e le evidenze dell’anima/psiche, della spiritualità e del valore della cultura.

In effetti, tutta la Siria è uno straordinario crocevia culturale/religioso e le donne che incontri camminano per strada sia con il volto coperto sia in acconciature occidentali. Accolto l’invito a trasmettere qualcosa su un mio recente viaggio in Siria, mi si è affacciato il ricordo di queste due scritte che presento, riflettendovi, insieme a qualche cenno sui due siti.

Il Krak (dalla parola aramaica karkha, che significa città) dei Cavalieri (Ḥisn al-Akrād in lingua araba, Fortezza dei Curdi, oggi Qala’at al-Hosn), fortezza militare siriana, situata nei pressi di Homs tra Aleppo e Damasco (vedi foto), può essere considerato il castello dei Crociati per eccellenza, una delle testimonianze del passato medievale più affascinanti che la cultura cristiana occidentale abbia potuto lasciare in tutto il Vicino Oriente islamico. Questo sito, di oltre 30.000 mq, ha via via ospitato guarnigioni islamiche e cristiane, dai soldati della Prima Crociata (con Goffredo di Buglione) ai Cavalieri Ospitalieri che, verso la metà del XII secolo, trasformarono la prima fortezza dell’Emiro di Homs con il suo presidio di soldati curdi, in un vero e proprio castello approntato per ospitare, si diceva (forse eccedendo), 2000 tra soldati e cavalieri con relativi cavalli, equipaggiamento militare e scorte di viveri sufficienti per cinque anni… Oggi, in questa struttura ancora in ottimo stato, come espressione di quell’armonia resa possibile dalla libertà dell’arte e dal comune impegno alla conservazione archeologica, coesistono elementi dell’architettura franca, nei suoi stili romanico/gotici, con splendidi motivi geometrici, tipicamente islamici, dell’architettura araba. Così, giocando di immaginazione, si possono integrare nella fantasia il clamore delle giostre, lo sfavillare delle armature e degli stendardi dei Crociati con le usanze delle popolazioni musulmane, i primi e gli ultimi occupanti…

Dopo aver camminato per ore in un dedalo di passaggi, cuniculi e grandi spazi interni, uscita all’aperto un po’ obnubilata da tanto buio e chiaroscuro, ero consapevole di aver assecondato e accettato pensieri e fantasie sull’energia di tanta tensione di conquista e difesa con l’emergere, naturale, di curiosità e interrogazioni su certi comportamenti, fuori delle battaglie, di quelle … 2000 anime. Ricordo di essermi appassionata a curiosare su dove e come tutta questa gente insieme avesse dormito, sognato, avesse lavato e si fosse lavata, cucinato, mangiato, dove ne avesse scaricato i resti, se fosse riuscita a pregare, meditare, pensare, riflettere, in tanta promiscuità… amare, odiare… scaricare le pulsioni sessuali e quelle aggressive, in modo diretto o sublimato, con l’aiuto, ad esempio, della spinta religiosa a riconquistare la Terrasanta caduta nelle mani dei musulmani e viceversa, dall’altra parte … anche se … con la conversione dei Siriani all’Islam, si sa che, un tempo, avevano già convissuto, musulmani e cristiani, fianco a fianco…

Insomma una ridda di pensieri, alcuni di bassa, altri di alta

E poi, fuori, qualcuno mi indica sopra un architrave la scritta latina, che un altro gentile compagno di viaggio, visto il mio interesse, mi farà vedere, tradotta anche in italiano, nella sua guida : «Godete di grazia, saggezza e bellezza, ma sfuggite l’orgoglio che, da solo, vanifica il resto ». Un sottile brivido … e l’eco del frastuono immaginato di tutti quegli armigeri dentro il sito mi si instrada in un luogo dell’anima in cui la bramosia del possesso e quell’ “orgoglio” della scritta possono venire temperati con l’armonia di ciò che può essere semplice e a portata di tutti, in ogni epoca e cultura come la “grazia, la saggezza e la bellezza” … di ciò che è naturalmente bello e vibrante di energia positiva che connota “la determinazione, curiosità, spinta a proteggere i propri figli, la voglia di vivere” di cui ha appena scritto l’amica e collega Manuela Tartari (febbraio 2009) che, riflettendo “sul problema delle relazioni tra persone e gruppi di culture diverse”, propone di “aggiungere all’elenco disperato”, in termini di traumi, conflitti, lutti “angosce persecutorie, depressive e confusionali, (…) disadattamento (…), difese inadeguate, come la chiusura in gruppi etnici o religiosi, (…) l’intolleranza, (…) la devianza sociale …”, anche questi aspetti sani e vitali.

Come non richiamare qui il composito sincretismo di quel Numenio di Apamea, forse della seconda metà del II Secolo d.C. che, fondendo il Medioplatonismo con il Neopitagorismo, riuniva già elementi di diversa provenienza, pervenutici nei pochi frammenti del suo Trattato sul bene, che ci lascia l’eco dell’idea di due anime umane, una buona e una cattiva…?

Si tratta di elaborare queste eredità, dentro ciascuno di noi, considerandole potenzialità da ricombinare, a vantaggio dell’intera comunità

A questo pensavo, camminando nel Cardo, la via principale delle rovine di Apamea (vedi foto), piena dei suoi echi storici, godendomi per due km la bellezza dei colonnati paralleli con quelle rare colonne tortili dove, forse, qualcuno diceva esservi stata incisa proprio la scritta sopraccitata del tal Numenio? (Ricordo di averlo anche letto in una guida.) Mi piacerebbe comunque saperne di più su questi frammenti…

Le due scritte /incisioni, soprattutto la seconda, mettono in parola il valore dell’interazione che dà e prende, allo stesso modo; l’interazione che, se ascoltata, non ha mai smesso di vibrare dentro l’essere umano, sospingendolo in un divenire continuo, da sè all’altro e viceversa, togliendo il confine al luogo/tempo, resi dunque vicinanza e attualità. 

Per me, è stato come reincontrare il senso dell’ascolto nell’hic et nunc del campo analitico in cui « l’ascolto col terzo orecchio » (T. Reik, 1948) potrebbe proprio riferirsi all’ascolto anche della relazione con gli apporti delle due o più sapienze che, ad esempio, nel corso dell’analisi individuale e del lavoro di gruppo, si vedono incontrarsi a vari livelli di profondità onto-filogenetica. Ma, rientrando nell’intrapsichico, l’ascolto col « terzo orecchio » potrebbe anche essere, più semplicemente, il tentativo di integrare le vibrazioni pulsionali con quelle spirituali ».

Gariglio, 2009-2022

Bibliografia

Tartari M. – Intercultura, salute e migrazione – Rubrica di Etnopsicoanalisi in: Scienza e Psicoanalisi, 19 febbraio 2009 (http://www.psicoanalisi.it/etnopsicoanalisi/4130).

Reik T. – Listening with the Third Ear – Farrar-Straus, New York, 1948 (traduzione da parte di D. Sacchi per le edizioni Centro Scientifico Editore, Torino).

Sacchi D. Theodor Reik e il “terzo orecchio”. Introduzione all’ascolto psicoanalitico. Presentazione di Franco Borgogno, in Psicoanalisi: Storia e Clinica, 2010, Centro Scientifico Editore.

 

1 Vedi Gariglio 2019, partecipazione a: http://www.facendoaltro.it/2019/04/03/daniela-gariglio/ (vedi http://www.facendoaltro.it, Torino, Palazzo Barolo | 11/05-16/06/2019) e al Convegno “Creatività, arte del vivere”, http://www.facendoaltro.it/eventi-iniziative/convegno-creativita-arte-del-vivere/, a cura di International Association for Art and Psychology” (IAAP), Sezione piemontese. Palazzo Barolo – Salone d’onore | 6 giugno 2019. Coordinatore: Marcello Pedretti, Moderatrice: Morena Danieli. Cfr. Catalogo, FACENDO ALTRO, “Percorsi fra arte contemporanea, antropologia, storia dell’arte, psicologia e psicanalisi per uno sguardo ai temi dell’identità personale e dell’identità artistica nelle sue oscillazioni tra Insider Art e Outsider Art. a cura di Tea Taramino, Gianluigi Mangiapane, Cristina Balma – Tivola Torino 2021, Prinp, Editoria d’arte 2.0 (Cfr. Libri e cataloghi: Facendo altro, 2021 – Forme in Bilico).

2 Una nota clinica, per i cultori della seduta lunga in micropsicoanalisi. La fisiologicità dell’avanzare associativo che avviene nella seduta lunga, consente l’avvicendamento naturale delle sfaccettature onto-filogenetiche dell’Immagine, da quelle classiche, proprie della psicopatologia, conflittuali-traumatiche a quelle che abbiamo chiamato (Gariglio, Lysek 2007, Creatività benessere. Movimenti creativi in analisi, in Rubrica “Libri”, Psicoanalisi e Scienza, http://www.psicoanalisi.it/libri/3605), di benessere, che riguardano la vita con le sue capacità/possibilità di adattamento, la creatività che si origina dall’accettazione della perdita e relativa uscita dal vuoto d’angoscia (in costruzione, Gariglio, Dal vuoto d’angoscia al vuoto creatore e tentativi rigeneranti. XXIII edizione delle Giornate di formazione micropsicoanalitica IIM, ANGOSCIA E SPERANZA), la distensione, la relazione. In merito all’avvicendamento di cui sopra, rimando ad un nostro lavoro (https://www.micropsicoanalisi.it/sviluppo-creativita-possibile-trasformazione-dellaggressivita-nel-corso-micropsicoanalisi/) che approda al fenomeno che, nella modellistica in oggetto, abbiamo chiamato “processo di elaborazione ricombinativa”. Tra i lavori della sottoscritta in tal senso (cfr. https://www.micropsicoanalisi.it/bibliografia-della-dott-ssa-daniela-gariglio/), vedi Gariglio, 2021, Il passaggio da una sfaccettatura conflittuale-traumatica ad una di benessere”, in  https://www.micropsicoanalisi.it/il-problema-del-mantenimento-di-uno-stato-di-benessere-ritrovato/.